Tiziano Spada: “Io, eletto a 33 anni dico che il popolo del Pd non si sente rappresentato”

“La mia storia è la prova che l’ascensore sociale funziona”. Trentatré anni li compirà domani Tiziano Spada, nato a Gibuti, in Africa, e cresciuto in Italia dall’età di tre mesi, eletto a Siracusa nelle liste del Partito democratico all’Assemblea regionale. Laureato in Scienze motorie all’università Kore di Enna, insegna Educazione fisica alla scuola media. “Vengo da una famiglia umilissima – racconta – mio padre era un imprenditore a cui non è andata bene e che si ritrovò a fare l’operaio, la mia mamma non biologica ha sempre fatto la casalinga, non abbiamo mai navigato nell’oro. Se non avessi vinto dal primo anno all’ultimo una borsa di studio, non avrei potuto portare a termine gli studi universitari. Ho dimostrato che l’ascensore sociale può funzionare”.

Di tutto questo ha fatto un percorso politico.

“Sì, è per questo che mi sono impegnato nel Consiglio dell’Ersu, l’Ente regionale per il diritto allo studio. A fare politica avevo iniziato da piccolissimo, alle medie fui eletto nel baby Consiglio comunale di Floridia”.

Da allora non ha più smesso.

“All’università sono stato eletto rappresentante del mio corso e insieme a un mio collega abbiamo scritto un disegno di legge per il riconoscimento professionale dei laureati in Scienze motorie. Nel 2014 a sposare quella causa sono stati i deputati Giampiero Trizzino e Giovanni Panepinto e la nostra proposta è diventata legge, istituendo tra le altre cose la figura del direttore tecnico all’interno delle palestre”.

Lo avete fatto insieme a un deputato 5Stelle e a un dem, anni prima dell’alleanza tra le due forze politiche.

“Ci avevamo visto lungo, avevamo intuito che quella strada fosse percorribile”.

E adesso?

“I 5Stelle sono stati poco seri. Se prendi un impegno devi portarlo avanti. Di più, io credo che tutto quello che non funziona in politica parta proprio dal fatto che non vale più la parola data. Un tempo quella era la precondizione per intavolare qualunque dibattito”.

E il Pd? Dove ha sbagliato in questa campagna elettorale?

“Nel non riuscire a rappresentare i suoi valori”.

In che senso?

“Il Pd dovrebbe essere il partito delle donne, dei lavoratori, dei giovani. Se questi profili tra i candidati non ci sono, o sono pochi e spesso marginali, stanno venendo meno le persone che dovrebbero rappresentare quelle idee. Non ho sentito parlare di impresentabili, di questione morale, come se uno valesse l’altro. Avremmo dovuto fare una battaglia sul candidato alla presidenza della Regione, invece mi è sembrato che ciascun aspirante deputato facesse campagna elettorale per sé”.

Caterina Chinnici è passata da Siracusa?

“No, non c’è stato il tempo”.

Da dove deve ripartire il Pd adesso?

“Intanto dai territori, ma nel senso che credo vada proprio ricostruito il Pd. C’è un dato: prendiamo moltissimi voti di lista senza preferenza per un candidato. Io temo che sia sintomo di un elettorato che vuole votare Pd, ma non si sente rappresentato da questa classe dirigente. Ci sono tanti volti nuovi che possono e devono essere valorizzati, chi c’è sempre stato può e deve trovare il modo di lasciare spazio”.

Pensa che Barbagallo dovrebbe dimettersi?

“Non si può ridurre la discussione alle dimissioni o meno di Barbagallo, perché finirebbe con la costituzione di un comitato formato dai soliti noti, per prendere il partito, traghettarlo e portarlo non si sa dove. Serve il congresso, servono il confronto e la riflessione interna. E poi occorre tornare in strada a parlare con le persone”.

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